martedì 12 aprile 2011

Controllo Parte 1 di ?

La luna splendeva in cielo quella sera, lo strato di fuliggine che danzava nell’aria rendeva la sua brillantezza fioca… una brillantezza che sapevo sarebbe sparita alla luce del giorno. Luce artificiale, come quella data da quella finta luna situata in un lontano palazzo controllato da loro… i signori della città e di quel poco che ci è rimasto dopo che hanno oscurato il cielo.

L’organizzazione regnava incontrastata da tempo immemore, un tempo così lontano che non ricordo più che forma abbia la libertà.

La sua schiavitù e la sua dittatura si era estesa fino alle reti informatiche controllando ogni traffico di dati, rendendo così la gente involucri senza pensiero e senza spirito di iniziativa.

Davanti i miei occhi un uomo barcollava nel buio, il suo impianto neurale pulsava ininterrottamente sulle sue tempie, forse connesso ad un qualche sito che gli stava mangiando quel poco di cervello rimasto.

La poca luce che riusciva ad attraversare lo strato di polvere che ormai sovrastava la città illuminava la mia strada dandomi un po’ di sollievo prima dell’atto finale.

Il mio cuore tremava, come se tentasse di fuggire da questo corpo che sarebbe rimasto senza vita nel giro di poche ore.

Mi soffermai ad osservare la vita che mi circondava chiedendomi se ne valesse davvero la pena e, nel giro di pochi secondi, notando il degrado che si era raggiunto, mi ero convinto… il mio sacrificio era un atto necessario…

L’insegna luminosa sopra la porta di un locale emetteva un ronzio ininterrotto che sembrava penetrarti il cranio ed espandersi liberamente nel tuo corpo, la luce verde sulla scritta “pub” sfocava l’ombra della porta, dandole un aspetto intimidatorio ed inquietante.

Esattamente il luogo che mi aveva indicato Gregory, dannato bastardo, lasciava sempre tutto il lavoro sporco a me.

Qualche giorno prima mi aveva messo al corrente su questo nuovo virus che, una volta immesso nel sistema, avrebbe sovraccaricato i server dell’organizzazione lasciando libero il mondo dalla sua morsa.

La vita era ormai divenuta impraticabile e l’ultimo baluardo della resistenza era formato da noi, un gruppo di hacker disperati che avevano l’intento di fermare questa apocalisse.

Mi feci coraggio facendo un profondo respiro e facendo pochi passi stavo già bussando alla porta.

Di scatto una fessura poco sopra la maniglia si aprì ed una voce tonante chiese la password, dopotutto era un locale privato, dove poca gente privilegiata poteva ottenere l’accesso… gente scelta dall’organizzazione.

La bella Jemie aveva ottenuto l’accesso per il pub “conoscendo” una guardia e, grazie alle sue doti, era riuscita ad estorcergli la parola d’ordine. Bella quanto i suoi pugnali la piccola Jemie.

Al suono della parola “occlusione” la porta si aprì di scatto quasi fosse meccanizzata, lo dovevo immaginare dal suono della voce oltre la fessura. Ogni cosa ormai era controllata in remoto dando la possibilità ai padroni di sapere le mosse di ogni singolo cittadino.

Mi travolse un aria malsana, acre e invecchiata… Le urla e i schiamazzi provenivano da ogni dove. Alla mia destra una dolce fanciulla vestita di viola e dotata di un braccio con innesti artificiali era intenta ad “intrattenere” un uomo corpulento e che sembrava aver bevuto troppo. Come in ogni locale, nel fondo, su un grande schermo nero, si stagliava un grande occhio, simbolo inconfondibile che loro erano a conoscenza di ogni movimento e che sarebbero intervenuti al più piccolo segno di guai, ed io ero li proprio per quello…

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